Ricordo bene le prime volte che mio padre mi portava con sé in montagna. Avevamo una Fiat 500L arancione con il tettuccio apribile. Ricordo come l’aria cambiasse mentre dal mare salivamo verso la montagna; l’afa di agosto veniva rimpiazzata da un caldo secco e pungente. In circa 40 minuti di strade più o meno tortuose passavamo da 0 metri a 1000 metri sul livello del mare e giungevamo infine nel terreno che poi avrebbe ospitato la nostra casa di montagna. Eravamo arrivati nel comune di Castelli, città natale di mio padre.
Tra i viaggi che voglio proporvi in Explore Abruzzo sicuramente questo è, per me, uno dei più significativi ed emozionanti.
Salendo verso Castelli, qualsiasi sia il percorso scelto, passerete rapidamente dalle armonie dettate da colline sempre più alte a scorci improvvisi sul Monte Camicia che, formando un anfiteatro naturale con i suoi fratelli, sorride al Gran Sasso cullando tra le sue braccia il borgo di Castelli.
Capiremo di essere arrivati quando, sia a sinistra che a destra, ci troveremo avvolti, quasi abbracciati, da alti faggi, e svariate prospettive simmetriche create dalle gole dei monti sovrastanti si susseguono incalzanti.
Se si arriva da est, quindi dal mare, saltano subito all’occhio le ampie arcate che circondano il borgo che, come in una grande culla, svetta su un colle a circa 500 metri sul livello del mare.
Castelli, inserito tra i “Borghi più belli d’Italia”, patria indiscussa della ceramica e dell’arte, centro di cultura e storia, ci accoglie nella sua atmosfera unica.
Ci troveremo subito davanti la chiesa di San Rocco, che ci invita a proseguire il percorso risalendo il breve ma romantico corso, costellato di botteghe dei ceramisti. Arrivati nella piazza principale, spicca la Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, in cui si evidenziano i resti di un pulpito provenienti dall’Abbazia di S. Salvatore, ormai quasi distrutta.
Da piazza Roma si dipanano le tre vie principali: la prima si allunga sugli archi delle mura di cinta e si trasforma in terrazzo naturale, un belvedere al quale affacciarsi per perdersi con lo sguardo nella natura circostante; le altre due, parallelamente, ospitano il nucleo abitativo centrale di Castelli ed una buona parte delle botteghe degli artisti locali.
Il mio consiglio è quello di fermarsi a prendere un aperitivo scegliendo uno dei bar con il balcone a vista sul Gran Sasso, godersi il tramonto e poi prenotare in uno dei ristoranti del centro storico per gustare un piatto tipicamente castellano, i “maltagliati con le voliche”, una pasta all’uovo fatta a mano condita con verdure selvatiche raccolte alle pendici del monte Camicia, magari servita su un piatto finemente decorato dai ceramisti locali: emozione pura, genuinità, sapori autentici.
Quando sopraggiunge la notte, le luci rendono il borgo ancor più dolce e protettivo, enfatizzano il buio dei boschi circostanti, aumentano la percezione del posto in cui ci troviamo e, se abbiamo coraggio, alzando lo sguardo verso ovest ci lasceremo intimorire dall’imponente massiccio roccioso del monte Camicia: non potremo far altro che abbandonarci completamente alla superiorità della natura. Scompaiono confini, ideologie e confronti.
Al risveglio, di buon mattino, ci sentiremo più forti e pieni di energia; quindi il consiglio è quello di seguire uno dei percorsi di montagna proposti dal CAI, per entrare subito in contatto con la natura circostante fatta di fitti boschi, una flora variegata ed una fauna in forte crescita, grazie anche alle aree protette (ci troviamo all’interno del Parco Nazionale dei Monti della Laga): non sarà difficile imbattersi in una mandria di cinghiali oppure in un camoscio intento a risalire le ripide vette o anche, distante dall’uomo, un branco di lupi.
Salendo da Castelli verso Rigopiano, dovremo una visita doverosa alla Chiesa di San Donato, famosa per il suo soffitto maiolicato, ribattezzato “Cappella Sistina della maiolica”, oltre che al Museo delle Ceramiche e, se lo trovate aperto, al Liceo Artistico “F. A. Grue”, che tanti artisti ha ospitato e visto crescere tra le sue aule.
Se visitate il borgo in estate, ed in particolare in agosto, vi troverete immersi nell’ “Agosto Castellano”, un mese ricco di eventi nel nome della ceramica, dell’arte e della musica; celebre e sicuramente caratteristico è l’evento del 15 di Agosto, “il lancio del piatto”, che vede avventori di ogni provenienza, dagli esperti abitanti locali ai turisti incuriositi, lanciare piatti di ceramica castellana dal Belvedere cercando di raggiungere la distanza stabilita. Se, al contrario, visitate il borgo nel mese di dicembre, verrete magicamente catapultati nella magia del Natale, grazie alle esposizioni di ceramiche d’arte a tema natalizio e, con molta probabilità, vi troverete a passeggiare in un presepe naturale avvolto dalla neve.
Ho provato ad immaginare questo borgo senza ceramica cercandone un’identità alternativa e forse più comune a tanti altri borghi della comunità montana, ma non ci sono riuscito: Castelli è espressione naturale della sua storia, della sua gente, della sua cultura, della sua Ceramica.
Francesco Guerrieri | Explore Abruzzo